Lunedì 3 febbraio, abbiamo fatto un incontro durante l’orario scolastico con una nostra amica ostetrica che ci ha parlato dell’interruzione di gravidanza. Mentre ci sono casi in cui l’interruzione avviene spontaneamente per incompatibilità fisiche, la maggior parte è volontaria. L’aborto è un tema di cui non si parla molto, nonostante ogni anno causi milioni di vittime. Facciamo ogni anno degli eventi per ricordare le vittime della guerra, delle persecuzioni, delle dittature, ma ci scordiamo delle vittime innocenti di questa nostra società, circa 125.000 vittime nel mondo in un solo giorno. Chissà quante persone eccezionali abbiamo eliminato solo per malformazione o difetti che secondo alcuni non rendono la vita dignitosa e degna di essere vissuta… Così facevano centinaia di anni fa gli spartani che gettavano da una rupe i bambini che non nascevano adatti per combattere. Oggi invece milioni di bambini vengono eliminati perché non sono adatti a vivere in un mondo dove bisogna essere belli, intelligenti e in salute.
A tutti noi è stata data una possibilità essondoci stata data la vita: come possiamo noi togliere questa possibilità ad altri? E quante volte abbiamo imparato da persone apparentemente meno capaci o fortunate di noi?
Con Susanna (si chiama così la nostra amica) abbiamo scoperto (perché nessuno ne parla mai) che l’80% delle donne che subiscono un aborto possono andare incontro a conseguenze negative sia da un punto di vista psicologico che fisico come la depressione (che può portare anche al suicidio) e l’aumento della possibilità di contrarre un tumore al seno, poiché il fisico della donna, che si stava modificando per accogliere il bambino, deve interrompere improvvisamente ogni processo. Durante l’incontro abbiamo parlato di un modo diverso di accettare, accompagnare e a volte anche curare un bambino con patologie nel grembo materno grazie al lavoro del professor Pino Noia. Con i suoi colleghi ginecologi del Policlinico Gemelli di Roma, in alcuni casi opera i bambini con delle malformazioni direttamente nell’utero della madre o, quando ciò non è possibile e il bambino è tanto malato da non poter sopravvivere alla nascita, accompagna i genitori per tutta la gravidanza fino al parto grazie alla Fondazione da lui creata “Il cuore in una goccia”, dando assistenza medica ma anche psicologica e spirituale (fino alla degna sepoltura del nascituro). Il professor Noia non sempre è apprezzato perché purtroppo c’è una cultura della morte e tanti interessi economici dietro agli aborti. Ciò che sta facendo non viene raccontato e molti pensano che l’aborto sia l’unica possibilità quando c’è una gravidanza a rischio, ma molti genitori dopo aver parlato col professor, cambiano idea e non se ne pentono. Quindi possiamo dire che il professor Noia fa due volte il bene perché offre una possibilità al bambino ma soprattutto ai genitori di fare la cosa giusta per tutti. Grazie Susanna di questa bella testimonianza.
Francesco Kownacki, II Liceo delle Scienze Umane
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