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Genitori e insegnanti, ovvero genitori-insegnanti

Tra le esperienze che si possono vivere quando si è scelto di avviare i propri figli verso un percorso educativo non ordinario, che alla scuola Chesterton assume i tratti di un’alleanza tra famiglie e educatori elevata al massimo grado, vi è quella di ritrovarsi seduti in cattedra.

È nel mese di maggio che la scuola ha proposto a noi genitori di entrare in aula per affiancare gli insegnanti e mettere a disposizione ciascuno i propri talenti, nel caso di chi scrive pochi e poveri, a vantaggio degli studenti impegnati nella preparazione degli esami di profitto che, in questa scuola, devono essere sostenuti al termine di ogni anno scolastico.

Da genitore convinto che l’educazione scolastica debba essere una declinazione complementare a quel processo educativo che affonda naturalmente le sue radici nella famiglia, mi scopro coinvolto in qualcosa di inaspettatamente consueto. Incontro volti già conosciuti di studenti coetanei di mia figlia, portatori di doti variamente distribuite ed espresse, tutti con le medesime idiosincrasie verso la dinastia Merovingia piuttosto che la metrica del madrigale, alternate a momenti di entusiasmo quando l’argomento è il loro oppure quando riescono a intuire connessioni inattese tra materie e nozioni eterogenee, o tra la teoria dei libri e la realtà quotidiana.

Sotto l’apparente ordinarietà, però, si coglie una frequenza di fondo diversa. Questi ragazzi si stanno preparando ad affrontare figure estranee, giudici terzi del loro operato ai quali dovranno rendere conto del lavoro svolto e del sapere acquisito e appaiono tutti serenamente consapevoli di trovarsi di fronte a un compito da “universitari in erba”. Credo siano i segni di un grado di maturità e senso di responsabilità alquanto rari a quest’età, almeno nella nostra contemporaneità, a riprova della bontà del metodo pedagogico parentale il quale, quando poggia sopra un solido sistema di valori veicolato dagli educatori anche con l’esempio, non può mancare di produrre buoni frutti.

Κῦδος ai ragazzi e alla loro scuola, dunque.

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