Un incipit. Questo è stato il suo primo insegnamento e proprio questo ora è il mio…incipit!
Era un comune lunedì in cui era prevista la correzione delle prove invalsi d’italiano. Il mio amico Davide mi aveva bloccato a terra (cosa classica durante i cinque minuti di pausa!) quando, all’entrata di un “misterioso” individuo, si era subito rialzato mettendosi in posa formale con le mani dietro la schiena. Mi tirai su frastornato e confuso perché mi aveva lasciato stare? Cosa lo aveva spaventato? La risposta era tutta lì, dietro la cattedra: mia madre, sorridente mentre salutava la classe!
Mi misi subito anch’io in piedi composto rammentando solo in quel momento che lei mi aveva avvisato che sarebbe venuta nella nostra classe per parlarci della scrittura e darci consigli.
La lezione iniziò – appunto! – con l’insegnamento degli incipit. Era in programma, per noi, la partecipazione a un concorso dal titolo “Io e i miei nonni: esperienze e riflessioni” e questa era l’occasione per lavorare un po’sulla scrittura creativa.
Da alcuni libri, mia madre lesse vari tipi di incipit. Ci fece notare come il discorso diretto o un’affermazione, riguardante lo sviluppo del testo, fosse utile allo scopo di “confondere” e, allo stesso tempo, richiamare l’attenzione del lettore sul proseguimento della lettura di un libro.
Prese, poi, in esame alcuni romanzi e fece scegliere a gruppi di alunni il libro che avrebbero voluto conoscere. C’erano soprattutto libri riguardanti la guerra e ciò piacque molto ai miei amici, anche loro appassionati. Le due ore “volarono” in poco tempo e, già il giorno, una buona parte della classe aveva comprato un nuovo libro di lettura.
Giovedì, seconda – ma stavolta inaspettata – lezione di scrittura. La “Via Pulchritudinis” (ora finale del giovedì, libera per qualsiasi professore voglia organizzare una lezione diversa dal solito) era stata ancora occupata da mia madre con la complicità della professoressa di italiano.
Ad un uno ad uno abbiamo dovuto leggere a voce alta i nostri incipit con i quali mia madre, in versione “prof” (lei è maestra e scrittrice), ci aveva chiesto di metterci alla prova. Entusiasmo e soddisfazione generale: avevamo fatto tutti un buonissimo lavoro. Tante mani alzate col desiderio di farsi ascoltare, altre più timidamente imbarazzate, ma la prof mamma ha lodato tutte le nostre produzioni. Il testo sui Nonni ha avuto inizio nel migliore dei modi!
La settimana successiva la professoressa Chiara ha invitato di nuovo mia madre in classe per trattare un argomento di attualità: il bullismo, in tutte le sue sfaccettature.
Prendendo spunto dal suo libro per bambini, mamma ci ha letto una storia ambientata in un prato i cui personaggi sono tutti insetti. È una racconto semplice ma che dà la perfetta idea di ciò che accade nelle tipiche situazioni tra bullo, vittima e spettatori esterni. Dopo una breve riflessione di classe (e pensare che stavolta tutti volevano dire la loro!) mia madre ci ha spiegato la differenza tra azioni di bullismo, scherzo, litigio e reato e per essere sicura che avessimo capito, abbiamo compilato un test a crocette riguardante i contesti reali. Anche i risultati di questa scheda sono stati occasione per condividere alcune piccole esperienze personali.
In conclusione, mia madre ci ha distribuito alcune fotocopie e ha trovato pure il modo per assegnarci dei compiti per casa!
In definitiva meglio come insegnante che come mamma!
Credo che sia piaciuto a tutti fare questa esperienza diversa dal solito nella quale noi alunni abbiamo dovuto anche dare “del lei” e chiamare prof una persona che tutti conoscono e che chiamano per nome oramai da anni (c’è pure chi la chiama zia!). Figurarsi io!
Raffaele Vagnoni, III media
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