Mercoledì 7 novembre, noi ragazzi di seconda media, insieme ai nostri insegnanti: il prof. di tecnica Giorgio, il prof. di matematica Marco, e alla nostra professoressa di italiano Chiara. Ci siamo recati al museo della civiltà marinara. Durante il breve tragitto ero molto curiosa di apprendere nuove cose e scoprire se quel museo lo avevo già visitato alle scuole elementari. Una volta arrivati siamo andati alla “reception” dove ci ha accolti calorosamente quella che sarebbe stata la nostra guida. Ci siamo quindi diretti verso il museo avvolto da un odore sgradevole e, per qualcuno addirittura nauseante, di pesce. Entrati, abbiamo iniziato la nostra, splendida visita!
Ci siamo addentrati in un meraviglioso viaggio alla scoperta di novità sul mare e sulla civiltà marinara. All’inizio, in preda ad una forte curiosità, siamo entrati in una ricostruzione di nave. Qui abbiamo appreso i nomi dei membri dell’equipaggio di una imbarcazione. Mi ha molto colpito che tra questi c’erano anche dei bambini, chiamati in dialetto “ Merenille”, che abbandonavano la scuola per salpare il mare. Ho pensato a quanto fosse difficile la loro vita rispetto alla nostra più confortevole e sicuramente più serena. Oltre a questi, però, c’erano anche “lu parò”, il capitano, “ lu marenare”, “lu jvenette” ed infine “lu merè”, l’apprendista. Tutti questi nomi in dialetto sambenedettese mi hanno fatto immaginare di esser lì in mezzo ai “navigatori” di una volta. Andando avanti nel giro previsto ci siamo soffermati sulle corde di canapa usate dai marinai e sugli strumenti che permettevano la loro lavorazione. Grazie a questa visita, per una volta, ho potuto ammirare dal vivo quelli che erano gli strumenti per la produzione di un materiale che avevo sempre visto solo in televisione.
Percorrendo un altro pezzo di quel viaggio, ci siamo soffermati per vivere un’altra affascinante esperienza: la splendida vista sul mare. Abbiamo anche potuto osservare con quali tipi di imbarcazioni i nostri marinai solcassero il mare. C’erano la paranza, imbarcazione con un solo albero maestro, la tartana, la sciabica ed infine il trabaccolo. Inoltre la nostra guida ci ha detto che il torrione di San Benedetto era molto importante in quanto era punto di riferimento per i marinai, poiché all’epoca non c’era il faro. Finendo il nostro giro ci siamo soffermati a fare delle foto mentre eravamo sulla riproduzione della barca.
Terminato “il viaggio” attraverso mari e coste, siamo andati al porto per fare merenda. Sono stata molto contenta di aver fatto quest’uscita perché veramente ho potuto vivere un momento di vita del passato che mi è sembrato reale ed inoltre perché mi ha fatto apprendere molte cose che non sapevo o che conoscevo solo perché lette sui libri!
Maria Ricci (II Media)
Commentaires